Gli uomini e le donne in divisa, pochissima parità!

23.08.2023

Nel corso della mia attività legale, ho spesso sentito uomini in divisa accusare le donne per aver voluto a tutti i costi esercitare attività lavorative, che, un tempo, erano prerogativa esclusivamente maschile, come, ad esempio, le attività svolte con indosso una divisa. Le donne vengono accusate di non essere all'altezza dell'impresa lavorativa, sia perché più deboli fisicamente sia perché più coinvolte emotivamente. Le cose poi si complicano se la donna decide di portare avanti una gravidanza e di dedicarsi quindi anche alla famiglia. Si pretende che abbiano le stesse prestazioni maschili, ma, al contempo, che siano anche brave mogli e mamme esemplari. Le donne in divisa devono affrontare fatiche inimmaginabili che spesso non vengono riconosciute. L'ordinamento militare e le diverse circolari ministeriali hanno cercato spesso di introdurre disposizioni a tutela della donna, ma nessuno si è preoccupato della reale loro applicabilità. Sembrerebbe necessario lavorare sulla effettiva eliminazione della disparità tra uomo e donna, che diventa più forte quando la donna è coniugata e con figli. Un grande problema sorge quando i trasferimenti d'autorità portano la donna lontana dalla propria famiglia, che spesso è per lei un sostegno notevole.

Allorquando una donna in divisa deve allontanarsi con il/i figli a molti chilometri di distanza dalla propria residenza, è costretta a preoccuparsi dell'assistenza e cura dei propri figli durante l'attività lavorativa. Non sempre, infatti, una donna può avere l'aiuto del partner, che, o vive in un'altra città o, per il tipo di lavoro che svolge, non può garantire la sua presenza a casa. In questi casi la donna in divisa ha bisogno di ingenti somme di denaro da corrispondere ad asili o babysitter e, nonostante tutto, non riesce a coprire la sua assenza durante l'orario notturno, se è impegnata al lavoro in quelle ore. Alla luce di ciò, appare chiaro che la donna in divisa che diviene madre ha bisogno di un ulteriore supporto economico.

Il Ministero dovrebbe prevedere un'assistenza gratuita per i figli delle donne impegnate al lavoro. Auspicabile sarebbe aprire asili aperti 24 ore su 24 e assolutamente gratuiti. Questa potrebbe essere una delle tante iniziative di aiuto e supporto alla donna in divisa, che non deve essere costretta, come avviene nella stragrande maggioranza dei casi, a rinunciare alla sua carriera militare, solo perché non aiutata e supportata nella crescita dei figli. E a coloro i quali dicono che la donna ha voluto la parità e non è riuscita a conquistarsela rispondo che i figli non sono solo delle madri e dei padri, ma di tutta l'umanità. 

 Per saperne di più e per chiedere aiuto, inviate un vocale all'avvocato Laura Lieggi al 349 444 2639 oppure scrivete una mail a legale@studioavvocatolieggi.com.

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